sabato 1 agosto 2015

L'anticamera del professionismo, il Donia champagne del 1995-'96

Facciamo un tuffo nel passato. Correva l’anno 1995 ed il Manfredonia era reduce da una stagione disastrosa culminata con la retrocessione dal campionato di Eccellenza a quello di Promozione. Eppure accadeva qualcosa di straordinario...

Il presidente Cozzolini, coadiuvato dal direttore sportivo Facciorusso e dal compianto segretario Prof. Pizzigallo, assicurava la continuità del calcio locale. Veniva allestita una squadra competitiva nonostante le poche risorse economiche a disposizione. La guida tecnica veniva affidata a Carmine Caravella, persona schiva e riservata. Ebbene anche i più scettici e sfiduciati si innamorarono presto di quel “giocattolo” che funzionava a meraviglia.

Il Miramare tornò ad essere un campo proibito per gli avversari, la Fossa dei Leoni tornò a ruggire. Il gioco espresso era spumeggiante ed improntato sulla velocità. Sulle fasce giganteggiavano Brigida e D’Arienzo, due terzini con spiccate attitudini offensive che possiamo inconfutabilmente annoverare tra i migliori di sempre. Le loro sovrapposizioni assicuravano cross di qualità e costringevano le difese avversarie ad “aprirsi”. Un’ottima tecnica di base permise loro di realizzare anche alcune marcature. La rosa era ristretta, appena 16 elementi con una panchina imbottita di ragazzi.

Tra i pali la sorpresa Pici, autore di belle prestazioni, al centro della difesa lo specialista dei calci piazzati Di Bari ed il baluardo Basanisi. Quest’ultimo, forte nel gioco aereo e spietato nei contrasti, era anche afflitto da problemi fisici ad una gamba ma nonostante ciò era insostituibile. In mezzo al campo il fiorettista Forte assistito dal capitano Balzamo. Brigida venne anche spostato sulla linea di centrocampo con l’inserimento del generoso Miucci a destra della difesa. In avanti il tandem Silvestri-Vaccariello. Il talentuoso e sfortunato fantasista era imprendibile nell’uno contro uno e divenne presto il beniamino dei tifosi con le sue giocate estrose. Seppure orfana di una punta centrale di peso la squadra seppe produrre un gioco apprezzabile e prolifico. I lanci lunghi dalle retrovie divennero una rarità, la manovra era ben orchestrata da Forte che alternava cambi di gioco sulle corsie a precise verticalizzazioni per il duo d’attacco.

Fu un testa a testa con il Rutigliano sino alla penultima giornata. La trasferta di Mola (3-3) ed il contemporaneo successo esterno dei baresi sul campo “amico” di Corato (vittoria su rigore a pochi minuti dal termine) sancirono il sorpasso in classifica. Tra l’altro la gara di Corato iniziò in ritardo rispetto a Mola con il gol vittoria siglato successivamente al triplice fischio finale di Mola. Quindi una palese irregolarità. A nulla valse la vittoria casalinga (4-3) contro il Locorotondo nell’ultimo turno. Ma soprattutto risultò inutile la grande vittoria per 3-1 nel match con il Calimera, seconda dell’altro girone, in quanto non ci furono ripescaggi. Comunque la promozione arrivò puntuale l’anno successivo, a coronamento di due stagioni straordinarie. Il pubblico seguì con interesse la squadra, incitandola sempre in maniera appassionata e con un tifo “rumoroso” anche in trasferta. Si era ricreato il feeling con i tifosi che amavano nuovamente la propria squadra di calcio.

Da non dimenticare due eventi eccezionali che avvennero in quella stagione. L’amichevole invernale con il quotato Foggia di Delio Rossi, che dovette arrendersi ai sipontini clamorosamente per 2-1. Di quel match si ricordano le strepitose parate di Pici nel finale che negarono il pari ai “cugini” rossoneri e la prima marcatura di Forte con un tiro al volo dai 16 metri. In primavera la dirigenza riuscì ad organizzare un’amichevole di grande fascino con la Nazionale Militare Italiana. Un evento sino ad oggi unico per la città di Manfredonia. Orfano di Del Piero, impegnato in Champion’s League, il team azzurro contava su elementi di spicco tra cui Pagotto, Pierini, Macellari, Cavallo, Galante, Flachi e Del Vecchio. Fu una giornata indimenticabile per Silvestri, autore di una fulminea doppietta dopo appena 11’. Sotto di due reti la nazionale azzurra iniziò a fare sul serio. Del Vecchio imitò Silvestri con una doppietta personale, poi ci pensò Flachi a fissare il punteggio sul definitivo 3-2. Un risultato di assoluto prestigio per il Donia al cospetto di circa 2000 tifosi. Era iniziata una nuova era, quella della rinascita del calcio a Manfredonia.

Stefano Favale

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